Santena, presìdio della Cgil, l’intervento di Dario Boni, segretario generale Fillea Cgil Torino

SANTENA – 14 marzo 2010 – Di seguito, l’intervento di Dario Boni, segretario generale Fillea Cgil di Torino, nel comizio di chiusura del presìdio che la Cgil ha organizzato in città in occasione dello sciopero generale del 12 marzo 2010.

Boni Dario piazza Martiri

Dario BoniDario Boni, segretario generale Fillea Cgil di Torino, ha cominciato così: «Io vi saluto. Ringrazio tutti della presenza. Guardate, ieri sera il Tg1 apriva con il titolo “Le due piazze democratiche manifestano”.  Non erano quelle dei lavoratori, ma quelle della politica. Sullo sciopero della Cgil la notizia erano i disagi provocati nei trasporti. Questa è la nostra televisione. Oggi, nelle piazze, migliaia di lavoratori sono scesi, insieme a noi, a manifestare e a dire guardate che esistiamo. Qui non c’è il mondo come viene dipinto attraverso i giornali e i mass media e la televisione. C’è questo mondo reale che ci deve vedere protagonisti, perché della crisi si sono dimenticati tutti.  E’ una cosa vergognosa».

«E nella crisi – ha aggiunto Dario Boni – non tutti hanno gli stessi diritti. La Fillea rappresenta un settore – quello dell’edilizia – che vede duramente messo alla prova il tessuto imprenditoriale e lavorativo. Lo scorso anno i lavoratori edili nella nostra provincia erano 18.000; quest’anno sono scesi a 16mila. Abbiamo perso 2.000 posti di lavoro: nessuno ne parla. Le imprese nel settore hanno due, tre, quattro addetti. Il calo è un problema, un grande problema. Guardate c’è una cosa – si chiama Patto di stabilità – nelle casse della Provincia ci sono 90 milioni di euro fermi. Potrebbero essere utilizzati per rilanciare i settori in crisi, per gli ammortizzatori sociali. E, invece, non si possono spendere perché lo Stato impedisce, attraverso una serie di vincoli, di poterli utilizzare».

Cgil FpDario Boni ha precisato: «All’interno della crisi non tutti abbiamo gli stessi diritti. Sono qui per rappresentarvi il nostro settore dove il 40-45 per cento è composto da lavoratori migranti. Lavoratori regolari che pagano le tasse. Con la crisi si indeboliscono i diritti di questi lavoratori che subiscono tale situazione a causa della loro condizione. Lo Stato, nel passato, ha affidato la regolamentazione del lavoro degli immigrati attraverso il posto di lavoro e quindi ha legittimato i datori di lavoro a essere i protagonisti della loro condizione. Ebbene, in un periodo di crisi, questi lavoratori sono più sfruttati e hanno meno diritti. E questo si ripercuote negativamente su tutti i lavoratori. Pensate, lo status di clandestino che è passato attraverso il Decreto sicurezza ci dice che quando un caporale viene perseguito ha un’ammenda amministrativa di 50 euro. Mentre in tutti gli altri Paesi europei il reato di caporalato è punito per traffico di esseri umani. Questa cosa qui è una vergogna per l’Italia e per tutto il mondo del lavoro».

bimbaDario Boni ha proseguito: «Credo sia importante per questa crisi arrestare i licenziamenti, ma è anche importante arrestare la retrocessione che stiamo subendo con i diritti. Io credo che sia anche grave quello che sta succedendo con l’aggiramento della norma sull’articolo 18. Si stanno toccando alla radice quei fondamenti che le lotte di milioni di lavoratori erano riusciti a ottenere nel passato. Noi dobbiamo scendere in piazza, così come stiamo facendo oggi, per gridare ad alta voce che i diritti non si toccano. Che i diritti sono di tutti i lavoratori, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal colore della pelle e indipendentemente dalla loro condizione».

«Noi dobbiamo chiedere a gran voce alla politica – ha concluso Dario Boni – di compiere scelte coraggiose. E le scelte coraggiose si fanno mettendosi dalla parte di chi ha più bisogno, non dalla parte di chi – attraverso provvedimenti come lo scudo fiscale – aiuta le fasce più forti, le fasce più agiate, addirittura per far rientrare i capitali illegali dall’estero. Proprio questa cosa crea turbative, soprattutto nel campo degli appalti; un mondo gravemente condizionato dal fenomeno mafioso e dal riciclo del denaro sporco. Guardate, queste sono tutte cose che si intrecciano. Non retrocediamo nei diritti. Continuiamo a tenere alti i nostri valori, il pensiero e i valori della Cgil. Grazie a tutti».

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