Una pausa per lo spirito – proposte di riflessione per i giorni dal 28 agosto al 3 settembre 2011

Santena – 28 agosto 2011 – Di seguito, alcune proposte di riflessione per i giorni dal 28 agosto al 3 settembre 2011, tratte dalla liturgia del giorno con omelia domenicale della Comunità di Sant’Egidio.
Domenica  28 agosto 2011

Chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà
In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!». Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà. Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

 Mt 16,21-27

 

 Sì, chi vuole salvarsi da solo si perderà

Il Vangelo che ascoltiamo in questa domenica ci coglie in un momento in cui la gran parte di noi sta trascorrendo un periodo di riposo. Un riposo certamente necessario per poter riprendere con maggior vigore la vita ordinaria. Per Gesù, invece, iniziava un’ora decisiva che richiedeva un orientamento nuovo e chiaro: “Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme”, scrive Matteo. È il primo annuncio della passione, della sua sconfitta sino alla morte, benché annunci anche la risurrezione. Ma i discepoli, come spesso accade, selezionano le parole del maestro e ascoltano quel che vogliono ascoltare. Pietro prende coraggio e rimprovera il maestro. È certamente sincero, ma la sincerità non basta, come non è sufficiente la semplice buona coscienza. L’amore, quello del Signore, va ben oltre. È un amore radicale, totale. Ma Pietro non lo capisce. Sono vere anche per gli apostoli le parole del Signore: “I miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8). Non è naturale né spontaneo seguire il Signore Gesù; si richiede l’apertura del cuore e della mente alle sue parole, alla sua vita, ai suoi sentimenti. Ma Gesù non poteva abbandonare la sua via, e mentre stava parlando con Pietro si voltò, scrive Matteo, non guardò più Pietro negli occhi, come lo guarderà la notte del tradimento, gli voltò le spalle, quasi a rendere visibile la sua distanza da lui, e lo rimproverò: “Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo”. Del resto, all’inizio della vita pubblica nel deserto satana ebbe la stessa intenzione di Pietro, allontanare Gesù dalla sua via, dall’obbedienza al Padre. E questa è la via dei discepoli, l’unica, senza alternative. Gesù lo disse apertamente a tutti: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Sono parole che suonano dure ai nostri orecchi, ma sono le uniche che possono liberarci dalla prigionia delle nostre tradizioni, delle nostre abitudini, delle nostre pigrizie. Ma tali parole del Signore non sono una esortazione al sacrificio e alla sofferenza. Esse sono comprensibili unicamente all’interno della sequela di Gesù, della nostra passione per lui. Come scrive il profeta Geremia: “Mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lasciato sedurre; mi hai fatto violenza e hai prevalso”. La seduzione sta alla radice delle parole che Gesù rivolge ai discepoli. Chi è sedotto esce da se stesso per riversarsi tutto nell’amato, vive per lui, opera per lui, pensa a lui. Per amore si fanno sacrifici fino all’inverosimile. Questa è la sequela evangelica. Se guardiamo la nostra fede dobbiamo riconoscere quanto sia spesso scialba, fiacca, senza sapore. Per questo non ci porta la gioia, e per questa sua sciattezza non può essere attrattiva per chi non crede. Eppure è qui la via per la salvezza. Una via molto diversa da quella del mondo, in cui ognuno cerca di salvare se stesso a qualsiasi costo, senza occuparsi degli altri. Per questo Gesù insiste: “Chi vuole salvare la propria vita, la perderà”. Sì, chi vuole salvarsi da solo si perderà. Non gusterà la felicità dell’amicizia e della fraternità. E potrà anche guadagnare il mondo intero, ma sarà insoddisfatto. La felicità non sta nell’avere ma nell’essere uomini e donne che rinnovano il proprio cuore e la propria mente ascoltando il Vangelo. Come si perde l’anima? Divenendo schiavi di se stessi e delle cose, assoggettandosi alla sete del guadagno e al vortice del consumo. Quante volte sacrifichiamo su questi altari fatui le nostre giornate e il nostro avvenire senza poter gustare la vita, e quindi sacrificandola davvero. Per questo dobbiamo ascoltare con attenzione quanto Paolo ci ricorda: “Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto”. In molti riprenderemo tra pochi giorni il ritmo normale della vita. Le parole evangeliche sono certamente esigenti, in esse vi è tutta l’ambizione di Gesù di sedurci per farci gustare con pienezza la sua vita e il suo amore. Le nostre giornate saranno diverse, perché piene d’amore.

Comunità di Sant’Egidio

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Lunedì 29 agosto 2011

Alzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò
In quei giorni, mi fu rivolta questa parola del Signore: «Tu, stringi la veste ai fianchi, àlzati e di’ loro tutto ciò che ti ordinerò; non spaventarti di fronte a loro, altrimenti sarò io a farti paura davanti a loro. Ed ecco, oggi io faccio di te come una città fortificata, una colonna di ferro e un muro di bronzo contro tutto il paese, contro i re di Giuda e i suoi capi, contro i suoi sacerdoti e il popolo del paese.Ti faranno guerra, ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti».

Ger 1,17-19

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Martedì 30 agosto 2011

La sua parola aveva autorità
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!».
Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male.
Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.

Lc 4,31-37

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Mercoledì 31 agosto 2011

È necessario che io annunci anche alle altre città

In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Lc 4,38-44

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Giovedì 1 settembre 2011

Prendi il largo
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Lc 5,1-11

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Venerdì 2 settembre 2011

In quei giorni digiuneranno
In quel tempo, i farisei e i loro scribi dissero a Gesù: «I discepoli di Giovanni digiunano spesso e fanno preghiere, così pure i discepoli dei farisei; i tuoi invece mangiano e bevono!». Gesù rispose loro: «Potete forse far digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora in quei giorni digiuneranno». Diceva loro anche una parabola: «Nessuno strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio; altrimenti il nuovo lo strappa e al vecchio non si adatta il pezzo preso dal nuovo. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri, si spanderà e gli otri andranno perduti. Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi. Nessuno poi che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è gradevole!».

Lc 5,33-39

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Sabato 3 settembre 2011

Il Figlio dell’uomo è signore del sabato
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: «Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?». Gesù rispose loro: «Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?». E diceva loro: «Il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Lc 6,1-5

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