Santena, “Prima di tutto il lavoro”, intervento di Carlo Chiama, assessore provinciale al Lavoro

Santena – 15 gennaio 2012 – La vicenda Ages. I dati della crisi occupazionale in Provincia. Le prospettive in casa Fiat Chrysler. Sperimentare nuovi strumenti per i lavoratori colpiti dalla crisi del mondo del lavoro chiedendo loro di impegnarsi in lavori sociali. Questi alcuni temi toccati dall’intervento di Carlo Chiama, assessore provinciale al lavoro, intervenuto nel dibattito organizzato venerdì scorso da Santena Cambia, nell’aula magna della scuola media,  sul tema “Prima di tutto il lavoro”..

Carlo Chiama, assessore al Lavoro della Provincia di Torino ha iniziato il suo intervento con un cenno alle vicissitudini dell’Ages: «Ho iniziato a seguire la vicenda Ages quando ho assunto l’incarico di assessore al lavoro: per la fabbrica era già conclamato lo stato di crisi e di difficoltà. Noi, come Provincia, abbiamo cercato di mettere a disposizione uno dei pochi strumenti che come amminsitrazione abbiamo a disposizione. Si tratta dei progetti che prevedono un percorso di ricollocazione per una parte dei lavoratori. Noi abbiamo storicamente una disponibilità annua di 400-500 posizioni da inserire nei percorsi di ricollocazione che utilizziamo ai tavoli delle diverse crisi industriali. L’intento è di alleggerire la situazione sociale che si crea attorno alle specifiche situazioni cercando di favorire la ricollocazione di una parte dei lavoratori per poi ottenere anche i successivi anni di cassa integrazione, secondo i meccanismi definiti dal ministero delle Attività produttive. E’ chiaro che questi strumenti negli ultimi anni sono diventati molto poco efficaci. Noi avevamo risultati di rioccupazione, nell’arco di uno o due anni, che prima dell’arrivo della crisi erano pari al 60-65 per cento rispetto al totale delle persone che entravano nei nostri progetti. Ovviamente, con la crisi, essendoci molto meno lavoro il successo delle ricollocazioni è diminuito sensibilmente e ora siamo attorno al 20 per cento. Probabilmente ci vorrebbero politiche ancora più intense e significative di sostegno alle persone che si trovano a ricercare una nuova occupazione».

L’assessore ha continuato così: «Mi si chiedeva come vedo la realtà del mercato del lavoro attuale, a livello provinciale. Devo dire che la vedo abbastanza difficile. Non intendo fornire tanti dati, se no ci si perde: però alcuni numeri servono per capire la situazione. Noi siamo al terzo anno di una crisi che è iniziata nell’autunno del 2008. Complessivamente il 2008 è stato ancora abbastanza positivo per il mercato del lavoro; in tutta la provincia di Torino avevamo avuto 450mila nuovi contratti di avviamento. E già nella fase finale dell’autunno del 2008 è iniziata la crisi. Gli avviamenti sono scesi a quota 300mila nel 2009 e sono risaliti a 346mila nel 2010. Nel 2011 sono, più o meno, il dato non è proprio ancora definitivo, attorno a quota 365mila».

Carlo Chiama ha aggiunto: «C’è però un problema. La diminuzione degli avviamenti al nuovo lavoro che si genera è stata sensibile nella prima fase della crisi e poi è rimasta più o meno costante. E’ successa anche un’altra cosa. I nuovi contratti che si avviano sono sempre peggiori: sono sempre più brevi e di qualità inferiore. Il lavoro buono, a tempo indeterminato, sta continuando a calare, ormai per il 2011 è solo l’11 per cento del totale dei nuovi contratti che si attivano. Oggi la fanno da padrone i contratti interinali e le collaborazioni a progetto e, nel 2011, è cresciuto anche il lavoro intermittente che riguarda soprattutto i giovani. Quindi abbiamo un mercato del lavoro sempre più fragile e debole. La Provincia, con La Regione, ha definito un indicatore nuovo, che chiamiamo “volume di lavoro attivato”: siccome i contratti che si avviamo sono di natura diversa – ad esempio tempo indeterminato, tempo determinato per un certo periodo, somministrazione, l’interinale… – noi moltiplichiamo ogni singolo avviamento per la durata del contratto che si attiva. Dall’inizio della crisi, dal 2008 ad oggi, il volume di lavoro attivato si è dimezzato. Quindi ogni anno si genera sempre molto meno lavoro rispetto all’anno precedente. Contemporaneamente aumentano le persone che perdono il posto di lavoro e inoltre abbiamo tante persone che entrano dentro le diverse forme di cassa integrazione: in provincia di Torino parliamo di circa 50mila persone a tempo pieno nelle diverse forme di cassa. Quindi siamo in una situazione di estrema difficoltà e – almeno per ora – non si vede l’uscita dal tunnel. Il primo indicatore che abbiamo del 2012, relativo alle registrazioni di stato della mobilità nei Centri per l’impiego nella prima settimana dall’anno, fornisce dati leggermente superiori ai dati della prima settimana dell’anno 2011. Quindi non mi aspetto un miglioramento».

L’assessore provinciale al Lavoro ha proseguito così: «In questo momento sui giornali si fa gran parlare della riforma del mercato del lavoro. Certo, la riforma è necessaria, ma il punto principale secondo me è se nel Paese si decide di ricominciare a fare delle politiche di carattere industriale, perché poi la riforma del mercato del lavoro è una conseguenza, serve ad agevolare quella politica. Ma se non c’è volontà di rilanciare l’economia e quelle attività che possono creare posto di lavoro faremo ben poca strada. Su questo terreno si deve misurare anche il nuovo governo guidato da Mario Monti».

«Un’altra grande preoccupazione, ovviamente, viene dalla vicenda di Fiat – ha aggiunto Carlo Chiama –. Mi sembra del tutto evidente che il processo che si sta determinando con la definizione di un nuovo soggetto – che forse è meglio chiamare Chrysler Fiat piuttosto che Fiat Chrysler – contiene incognite per il Paese Italia. Si tratta di un accordo che non sarebbe implicitamente negativo se non fosse che il mercato europeo e quello italiano sono quelli che si stanno rivelando forse meno interessanti per questo nuovo soggetto. E quindi il rischio è che poi ci sia uno spostamento delle produzioni verso quei mercati che il nuovo soggetto può ritenere più interessanti. In primo luogo verso il mercato americano che vede una forte domanda di auto di grande cilindrata, con propulsori a benzina: una tecnologia dove Chrysler Fiat è oggi forte. Tutto questo mentre altri marchi europei stanno investendo su tecnologie come gli ibridi che sembrano riscuotere maggiore interesse nei consumatori europei. E anche qui, va detto che sinora è del tutto mancata una politica di carattere industriale che invece c’è stata in Germania come in Francia. In questi due Stati europei si continua a produrre vetture e il problema non sembra essere rappresentato solo dal costo del lavoro come invece vorrebbe far credere Sergio Marchionne. Lì il costo del lavoro è più alto. Ma oltre al costo del lavoro c’è anche un problema di ricerca e sviluppo; su questo sarebbe auspicabile un forte intervento del governo rispetto alla politica della Fiat».

L’assessore ha proseguito con alcune indicazioni da portare avanti per aiutare i lavoratori e le famiglie che sono in difficoltà: «Io credo che in questo momento si debba chiedere con forza che non vengano meno e che siamo mantenuti tutti gli ammortizzatori sociali che sono stati garantiti nel corso di questi tre anni. Occorre, nelle diverse situazioni, trovare tutti i meccanismi per allungare il più possibile la gestione degli ammortizzatori sociali. Poi, in secondo luogo, occorre una politica che aiuti il rilancio degli investimenti. E qui, io credo che dobbiamo pensare anche e meccanismi che – per quanto riguarda gli interventi che possono essere definiti a  livello locale – siano di sostegno alle persone che poi alla fine escono anche dagli ammortizzatori sociali. Qui a Santena con gli operai ex Ages c’è stata l’esperienza del lavoro a progetto nel complesso cavouriano. Noi come Provincia stiamo facendo ragionamenti nell’ambito di quei progetti che abbiamo con gli enti locali. Le risorse sono poche, pari a un euro per abitante. A Settimo abbiamo avviato la sperimentazione di nuove iniziative per cercare di fare in modo di dare alle persone che sono in difficoltà un sostegno un pochino più alto rispetto agli standard minimi regionali, chiedendo però in cambio una disponibilità dei lavoratori a una restituzione, attraverso una parte di lavoro sociale, mediante un impegno verso la comunità, verso la collettività. Si tratta di una cosa che va a tutto beneficio delle pubbliche amministrazioni che sono oggi in grandissima difficoltà rispetto alle risorse. Da 4-5 anni le risorse per gli enti locali sono in costante calo e per i prossimi anni è ragionevole pensare che la situazione economica in cui versa il nostro Paese non consentirà l’incremento di maggiori risorse nelle casse comunali. A fronte di tale situazione e soprattutto di tale prospettiva noi abbiamo anche il dovere di riuscire a trovare il modo per garantire servizi per i cittadini con costi minori. E se si riducono i servizi spesso si riducono i diritti. E allora perché non pensare che dando qualcosa di più alle persone che sono in una situazione di difficoltà si possa poi chiedere loro una parte di restituzione. Naturalmente dovremo anche a mettere a disposizione dei soggetti in difficoltà per la crisi del mercato elementi di formazione per riqualificarli, facendo necessariamente ricorso alle disponibilità dei fondi europei. Questa è una via da perseguire, con insistenza».

**

blog rossosantena.it

filippo.tesio@tin.it

©riproduzione riservata