Santena, rassegna stampa: “L’inferno dell’Ages. Undici operai uccisi da amianto e veleni”

Santena – 23 ottobre 2012 – “L’inferno dell’Ages. Undici operai uccisi da amianto e veleni”: questo il titolo dell’articolo, pubblicato oggi dal quotidiano torinese La Stampa, a pagina 57 della cronaca di Torino. Di seguito il testo dell’articolo, scritto dal cronista Federico Genta.
Santena

L’inferno dell’Ages

Undici operai uccisi

da amianto e veleni

di FEDERICO GENTA

La Procura indaga e gli ex dipendenti si sono riuniti in un comitato

Le indagini della Procura sono ancora alle battute iniziali, ma dopo i primi riconoscimenti dell’Inail, per gli ex operai dell’Ages sembra essere arrivata l’ora della verità. Quello che oggi è un casermone vuoto, sull’orlo del fallimento, è stata per anni una fabbrica di morte.
Le condizioni di lavoro hanno esposto centinaia di dipendenti, impiegati compresi, ai veleni più micidiali. Amianto e ammine aromatiche, tra le prime cause di tumori ai polmoni e alla vescica, combattuti con saponette e scarpe antinfortunistiche. Sul tavolo del pm Laura Longo ci sono 18 casi accertati di malattia professionale, di cui undici mortali.
È la storia di uno stabilimento sbarcato alla periferia di Santena durante l’esplosione del mercato automobilistico degli Anni ’60. Qui, fino a pochi anni fa, si producevano stampaggi di gomma, plastica e metallo. Il primo decesso sospetto risale al 28 maggio 2002. Renato Migliore è morto per un mesotelioma alla trachea. Aveva 59 anni, in pensione da meno di due.
«Mio marito ha respirato per una vita tutti i fumi che si sprigionavano nelle fasi di stampa dei ceppi freno» racconta la moglie Antonietta. Continua: «A quel tempo chi lavorava in certi reparti riceveva in cambio la così detta paga di posto: 100 lire l’ora in più rispetto al normale stipendio. Nessuno, però, lo ha mai avvisato dei rischi che correva».

Per anni le malattie sono passate sotto silenzio. Poi, nel 2011, è nato un comitato spontaneo, composto in gran parte da ex operai in pensione. Tante singole storie sono state raccolte in un unico fascicolo, affidato all’avvocato Laura D’Amico perché fosse consegnato al Tribunale di Torino.

«La nostra ricerca non deve essere confusa con una semplice richiesta di risarcimento economico – chiarisce Silvano Lingua, uno dei fondatori del gruppo -. L’obiettivo primario che ci siamo posti è quello di informare i nostri colleghi, che potrebbero aver già contratto la malattia senza esserne ancora a conoscenza».
Antonio Cappai è uno dei primi lavoratori che, all’inizio dell’anno, ha presentato la richiesta di indennizzo all’Inail di Torino. La risposta, positiva, è arrivata da poche settimane. «È stata riconosciuta un’invalidità del 35 per cento – racconta – Non mi hanno ancora detto a quanto ammonta il risarcimento: aspetto di conoscere le cifre per valutare un eventuale ricorso».
Di origini cagliaritane, Cappai è arrivato a Santena nel 1968. Ha lasciato la fabbrica trent’anni dopo. Nel 2007 i medici gli hanno diagnosticato un carcinoma, che ha comportato l’asportazione completa della vescica. «Mi devo ritenere fortunato perché sono sopravvissuto, ma la mia vita è completamente cambiata». Manco a dirlo, anche lui entrava e usciva dal reparto 08, quello dei freni.
Un aspetto forse secondario, visto che all’Ages le varie aree di produzione erano concentrate in un unico capannone. E anche i primi impianti di aspirazione, arrivati negli Anni ’80, non potevano impedire l’inalazione delle sostanze nocive.

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L’AVVOCATO

«Le testimonianze sono convergenti

Non c’erano misure  di sicurezza»

«Le testimonianze del personale convergono su un aspetto: alcune produzioni all’interno dell’Ages venivano eseguite in totale assenza di cautele». L’avvocato Laura D’Amico segue da più di un anno la battaglia legale intrapresa dagli ex lavoratori dello stabilimento alle porte di Santena. Il caso è complesso e le indagini preliminari sono ancora in corso. «Dopo aver raccolto tutti i fascicoli, il pm ha disposto una nuova consulenza medica. Anche l’Asl territoriale sta collaborando per chiarire il contesto nel quale possono essere sorte le tante patologie riscontrate». Perché i tumori diagnosticati dai medici non hanno colpito soltanto i polmoni e la vescica. «In diversi casi il cancro non ha risparmiato i reni e l’apparato digerente» conferma il legale, soddisfatta per i primi riconoscimenti in sede amministrativa. L’interessamento dell’Inca Cgil di Carmagnola è stato fondamentale per ottenere dall’Inail la concessione degli indennizzi. Ma quella dei malati dell’Ages non è una storia isolata. «Ho seguito anche le vicende dell’ex Altissimo, a Moncalieri, dove si lavoravano componenti per auto, e le malattie sembrano essere le stesse».

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Il file in pdf: la stampa ages  la stampa ages box

Fonte: La Stampa – 23 ottobre 2012 – pagina 57