Santena, Unità pastorale 57, finite le lezioni sul Concilio

Santena – 30 gennaio 2013 – E’ terminato il corso di teologia di base, organizzato dall’unità pastorale 57. Di seguito, un contributo di Gino Anchisi.

Finite le lezioni sul Concilio.

POPE JOHN XXIII LEADS OPENING SESSION OF SECOND VATICAN COUNCILRitornare adesso sulle parole è stato utile. La sede scelta dal moderatore dell’Unità pastorale 57, forse con lo zampino di don Nino, è la più appropriata. Santena è la città simbolo di una parte consistente di problematiche che il Concilio Vaticano II ha dovuto risolvere dopo che i colpi di cannone dei bersaglieri, affrettarono la conclusione del Vaticano I, nel 1870. Esaminando le quattro costituzioni approntate cinquant’anni fa si comprende lo spirito del lavoro svolto. La Chiesa, nella sua collegialità, è stata capace di colmare i ritardi accumulati nei secoli precedenti ma non solo. Fu in grado di proiettare in avanti lo sguardo anticipando i tempi, aprendo le menti sugli effetti conseguenti al processo di globalizzazione con cui oggi noi Europei facciamo i conti. Gli ingranaggi dunque sono ancora in buono stato, pronti all’uso. Bisognerebbe avere voglia di ripartire. La “Dei Verbum” ha preparato il terreno per l’ecumenismo. La “Gaudium et spes”, ponendo in primo piano i problemi del terzo mondo, ha messo al centro dell’ azione dei cattolici la questione sociale a livello mondiale poggiandola sulla giustizia, l’eguaglianza e la libertà. Con la “Lumen Gentium” tutto il popolo di Dio: laici, chierici, presbiteri, è stato chiamato a superare i limiti ereditati dall’Ottocento e dalla prima metà del Novecento per abbracciare la visione universale guardando oltre l’Occidente. Il tutto trovava una rappresentazione nella liturgia finalmente adattata ai tempi nuovi con la “Sacrosanctum Concilium”.

Il Concilio dimostrò che la collegialità dava buoni frutti. Mettendo da parte le tradizionali nostalgie temporalistiche che avevano caratterizzato la Chiesa fino a Pio XI e Pio XII, si gettavano le basi per l’incontro con gli ortodossi e i protestanti e il dialogo con le religioni monoteiste. Il tutto lasciava intravvedere la messa in discussione del dogma dell’Infallibilità approvato il 18 luglio 1870, alla vigilia della perdita del potere temporale. All’interno si puntava sulla scelta della collegialità, che meglio qualifica il primato del successore di Pietro sulle Chiese nazionali. Giovanni XXIII, Paolo VI e il Concilio aprirono inoltre le porte del dialogo ai credenti di tutte le religioni, ai non credenti e ai laici. La Chiesa superava definitivamente il Sillabo riconoscendo pure, dopo la sbandata fascista, la separazione delle competenze e dei poteri dello Stato laico di cavouriana memoria. Iniziava un percorso che si è rivelato difficile perché il nuovo contesto richiede di cambiare la missione e la forma della Chiesa stessa. Dopo una fase critica adesso è tempo di riprendere il cammino interrotto in attesa dei più pigri e dei meno motivati.  L’invito a riprendere il viaggio rispettando, scritture alla mano, le indicazioni del Concilio, è il messaggio scaturito in queste serate. La cautela che si coglieva nelle relazioni non deve essere fraintesa. Non esprimeva perplessità verso i contenuti dei documenti, quanto piuttosto la preoccupazione che pigrizia e accidia del popolo di Dio possano vanificare, adesso, nel momento della crisi legata alla globalizzazione, lo spirito del Concilio.

Da Santena, la città di Camillo Cavour, 29 gennaio 2013, Gino Anchisi.

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