Il significato del 25 aprile. Il sindaco di Poirino risponde alla lettera aperta del Psi di zona

Santena – 13 maggio 2013 – Il sindaco di Poirino, Sergio Tamagnone,  risponde così alla lettera aperta che aveva ricevuto dal Psi di zona, a firma di Maurizio Molinari.

Prima di riportare come risposta l’intervento relativo alla celebrazione del 25 aprile, il sindaco di Poirino premette queste poche righe.

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Egr. Sig. Molinari, Le invio il mio pensiero su cosa rappresenta per me il “25 aprile” al di là dei sintetici slogan contenuti nei titoli di giornale. Lì troverà che condivido con lei chi avesse ragione e chi avesse torto. Però mi permetta … Lei parla di un 25 Aprile con personaggi idealizzati, lontani dalla nostra realtà vissuta.

Certo alcuni partigiani hanno fatto scelte per ideale e  grazie a loro abbiamo riavuto una dignità nazionale, ma non facciamo finta di non sapere che moltissimi si sono dati alla macchia non per ideale ma per motivi molto meno nobili. Per esempio non le dice nulla che nel nostro caso poirinese, nessuno dei tre “giustizieri” … tutti poirinesi “doc” abbiano il più possibile evitato negli anni seguenti (fino alla loro morte) la vita pubblica e cercato di far dimenticare un episodio che loro per primi credo si siano pentiti?

Tanto per intenderci… voglio dire che per esempio l’attuale Sindaco di Torino ha costruito la sua carriera politica sui meriti del padre partigiano, il quale era appunto uno di quelli che per ideale combatterono il nazifascismo.

Io …con quel fiore intendo solamente ricordare anche tutti quei giovani che cresciuti nel ventennio fascista “non potevano” comprendere l’errore che stavano commettendo. Noi italiani siamo avvezzi a dividerci in fazioni, lei si ricorda quali erano le ragioni dei “Guelfi” e quelle dei “Ghibellini”? Certamente no! Devono passare i secoli per ridiventare una nazione unita? Settant’anni non sono ancora sufficienti?

A proposito di saper voltar pagina … Giuseppe Garibaldi dopo l’unità d’Italia è stato nominato deputato del Regno, al cospetto dei Savoia … gli stessi Savoia che nel 1830 (solamente trentacinque anni prima) dopo i moti di Genova lo avevano condannato a morte (e per questo cercò ventura in America Latina). Hanno voltato pagina … voltiamo pagina anche noi.

Cordialità … un responsabile solamente della propria coscienza …

ing. Sergio Tamagnone
(Sindaco pro tempore di Poirino).

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Poirino lì 25 aprile 2013

CELEBRAZIONE DEL 25 APRILE.

Tamagnone 25 aprileQuasi settant’anni (68) sono trascorsi da quel 25 aprile 1945 in cui l’Italia è tornata ad essere una nazione “libera”, ma è ancora troppo poco questo tempo per valutare con il distacco degli storici quanto allora è avvenuto.

I nostri padri, per quelli della mia generazione, o i vostri nonni per voi giovani poirinesi, non hanno potuto scegliere il periodo storico della loro esistenza, ed hanno avuto in sorte un periodo tormentato da due guerre mondiali nell’arco di un trentennio.

Dopo l’otto settembre 1943 hanno dovuto scegliere e per quelli a nord della linea gotica questa scelta era lacerante. Oggi è facile sostenere quale fosse la scelta giusta, ma allora in quel contesto storico ognuno si orientò verso quella che “credeva” la scelta giusta, e con il senno del poi, solo una parte aveva ragione.

A quelli di questa “parte” non dobbiamo la liberazione dell’Italia nel senso militare del termine, questo lo dobbiamo agli eserciti alleati ed il prezzo che hanno pagato per riportare la democrazia in Europa, lo vediamo nei cimiteri di guerra di Normandia o più vicino a noi in quelli di Nettuno e di Firenze, dove migliaia di croci bianche testimoniano a chi oggi dobbiamo la nostra libertà.

A quelli di questa “parte”, ai “partigiani” ai partigiani di ogni colore, dobbiamo invece il riscatto della nostra gente, il riscatto dalla vergogna delle leggi razziali. Questa vergogna non ricade solamente sul governo che ha emanato tali leggi, troppo comodo, ma anche su tutti quelli che non hanno avuto nulla da obiettare, e non nascondiamolo, erano in tanti, troppi.

Oggi quindi ricordiamo “i combattenti per la libertà” accumunando in questa locuzione, sia i partigiani che si opponevano nelle nostre vallate alle forze nazifasciste, sia i soldati del Nuovo Esercito Italiano che contro le stesse forze combattevano inquadrati nelle armate alleate, come nella battaglia di Montelungo, già nel dicembre 1943.

Ogni anno ho sempre rivolto un ricordo particolare a quella che a mio giudizio è una delle figure più fulgide di questo dramma. Un giovane carabiniere, uno di quelli che avevano fatto la scelta “sbagliata”, ma che nel momento supremo, a freddo, coscientemente, ha offerto la sua giovane vita per salvarne molte alte.

Nella figura di Salvo D’Acquisto tutti ci possiamo riconoscere e riscattare, e per onorare in modo perenne il suo sacrificio nel 2007 l’Amministrazione Comunale di Poirino gli ha dedicato una delle sue nuove strade.

Ogni anno portiamo dei fiori su alcuni cippi presenti sul nostro territorio, il ricordo come le scritte su quelle lapidi diventa sempre più labile, lontano nel tempo, per ravvivare questo ricordo e farli sentire più vicino a noi, voglio ora ripercorrere queste tappe ricordando per ognuna chi erano.

La prima tappa è una lapide lungo la strada per Pralormo, nell’odierna piazzola parcheggio della ditta Ecofar, ricorda Giovanni Brossa, poirinese classe 1925 (quindi aveva vent’anni) abitava nella “Bassa” in Via Fratelli Melano e aveva aderito alle formazioni partigiane garibaldine. Il 9 febbraio 1945 venne sorpreso e arrestato da una colonna nazifascista presso Montà d’Alba mentre con un compagno di sventura, tale Giovenale Cavaglià di Villastellone, stava andando a prendere la fisarmonica per suonare ad una festa di coscritti. La colonna proseguì verso Poirino e giunti sul luogo dove c’è la lapide, furono giustiziati con una raffica di mitra. La lapide li ricorda entrambi ma poiché Giovanni Brossa è stato l’unico partigiano poirinese caduto, il CLN ha voluto commemorarlo con una ulteriore lapide posata sotto i portici del Municipio.

Rientrando verso Poirino un fiore viene deposto in ricordo di una tragedia molto più vicina a noi. Ai martiri di Nassirya, diciotto italiani tra carabinieri, militari e civili caduti al servizio della Pace.

Poi andiamo al cimitero, lungo il muro di cinta …. Qui ricordiamo Michele Cangi, aveva 28 anni ed era nato a Forenza, un paese in provincia di Potenza. Repubblichino, fù condannato a morte dai partigiani dieci giorni dopo la Liberazione. La guerra era finita, ma non quella civile fra gli italiani. Nel 2009 l’Amministrazione Comunale ha voluto ricordare anche quelli che, come lui, ebbero la colpa di trovarsi con la divisa sbagliata nel momento sbagliato, nel posto sbagliato. La targa posata sul luogo dell’esecuzione recita: “Qui, il 4 maggio 1945, cadde una delle tante vittime dimenticate della guerra fratricida”.

Avvicinandoci al Comune provenendo dal cimitero, lo sguardo (e il ricordo) va a sinistra a Via Giuseppe Griva, chi era? Nato nel 1905 era andato a lavorare in Francia come muratore a Saint Jean de Maurienne, poco oltre Modane. Rientrato in Italia dopo lo scoppio della guerra trovò lavoro alla FIAT Mirafiori. Il primo marzo 1944 partecipò al primo sciopero di quell’anno. Arrestato e portato alle “Nuove” pochi giorni dopo era su un treno per Gusen. Dopo la guerra la famiglia seppe che ammalato e ridotto ad uno scheletro gli fu fatta una iniezione di benzina. Di lui resta alla famiglia solo un cinturino con il numero 57184 e una sua fotografia della diligente burocrazia tedesca a Mathausen. Nulla più!

Perché il suo ricordo sia conservato, perché l’orrore dei campi di sterminio sia sempre vivo nelle nostre menti, nel 2007 gli abbiamo dedicato una strada nel suo borgo natale.

Rientrati in paese un fiore viene deposto in Via Indipendenza a lato della Pasticceria Morra, in ricordo di Giovanni Battista Abbà, nato a Mezzenile nel 1917, partigiano garibaldino. Il mattino del 4 aprile 1945 si trovava a fianco dell’autista su un camioncino proveniente da Asti e diretto verso Torino, quando un posto di blocco intimò l’alt. L’autista invece accelerò: partirono alcuni colpi che colpirono a morte il povero Abbà. Una tragedia di “fuoco amico” che in anni più vicini a noi si è ripetuta con Nicola Calipari a Baghdad.

Infine andiamo a deporre un fiore in Via Indipendenza 34, casa natale di Baldassarre Brossa. Nato a Poirino nel 1894, partecipò come ufficiale alla prima guerra mondiale. Sacerdote e professore di lettere insegnò a Bra, Aosta, Carmagnola ed al Liceo D’Azeglio di Torino. Arrestato dalla polizia fascista nel settembre del 1944 conobbe la tortura nella famigerata caserma di Via Asti a Torino. A guerra finita, venne nominato vice-Sindaco di Poirino dal CLN il 2 maggio 1945.

Per ricordare questa figura che rappresenta l’essenza dell’antifascismo poirinese l’Amministrazione Comunale lo ha commemorato con una lapide posta nel 1990 e la mia Amministrazione gli ha intitolato sempre nel 2007 una via del concentrico.

Verrà ricordato e continuerà a vivere anche per le sue “Memorie storiche di Poirino” del 1923, fondamentali ancora oggi per la conoscenza delle antiche vicende del nostro paese.

Celebriamo quindi il 25 aprile come evento di riconciliazione nazionale, nel ricordo di tutti quelli che hanno “creduto” di fare la scelta giusta, indipendentemente se poi la Storia con la S maiuscola ha confermato o meno la loro scelta. La Storia, senza “se” e senza “ma” ha indicato inequivocabilmente chi era nel giusto e a questa parte noi tutti dobbiamo la nostra libertà di oggi. Non dimentichiamo però che la bandiera italiana li accumunava allora nella loro scelta, e quindi la bandiera italiana li accomuni oggi nel ricordo dolente.

IL SINDACO
Ing. Sergio Tamagnone

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