Santena: Pinocchio, le aree giochi, i nomi, le fiabe

Santena – 11 gennaio 2015 – Discutere sulla denominazione delle aree giochi per bambine e bambini può essere occasione per riflettere sulla caratterizzazione della comunità e del territorio per integrare la Città con il Castello Cavour e viceversa.

 

Santena_areaverde3La signora sorride «Mica un parco giochi per bambini può chiamarsi Garibaldi o Ippolito Nievo». Lo dice come se fosse un torto verso l’infanzia santenese. Se è così la faccenda non va presa sotto gamba. Significa che ci sono incomprensioni sul modo in cui i concittadini vedono la città. Che male ci sarebbe nel fare riferimento alla storia visto che si parla di personaggi contemporanei dei nostri antenati ottocenteschi? Non si vede da dove verrebbe l’ostacolo integrando le aree giochi con una delle identità di Santena. Già, perché nominare un luogo significa dargli un’identità in cui la comunità si riconosce. E quale altra città piemontese e italiana potrebbe caratterizzarsi con un periodo storico che ha tra i protagonisti Camillo Cavour e Giovanni Bosco? Dunque non si capisce perché una città, che punta alcune delle sue carte sul Castello Cavour e sulle memorie patrie, non debba denominare le aree giochi per i futuri adulti prendendo spunto dalla storia del periodo che caratterizza il suo patrimonio storico, culturale, paesaggistico e sociale. Tanto più che nell’Ottocento italiano c’è una fiaba di valore mondiale: Pinocchio, ancor oggi letta e studiata da bambini e adulti. La fiaba di Collodi, pseudonimo di Carlo Lorenzini, protagonista delle battaglie risorgimentali, ha insegnato alle generazioni sentimenti, malizie, attenzioni, tranelli, tentazioni, relazioni che si creano tra diversi personaggi che, pur essendo fiabeschi, assomigliano molto più alle persone anziché ad animali o fatine.

OLYMPUS DIGITAL CAMERANon sarebbe dunque strano se nella Città che cerca di integrare il Castello con il contesto che la circonda incentivando la realizzazione di Murales a tema Risorgimentale, si facesse la stessa operazione anche per le aree bimbi chiamandole: Pinocchio, il Gatto e la Volpe, la Fata Turchina, Geppetto, la Balena, Lucignolo, il Paese dei Balocchi, l’albero degli zecchini d’oro, il Grillo parlante. A ben vedere tutto ciò sarebbe naturale perché si evocano fatti e modi dire che fanno parte del linguaggio comune, tant’è che oggi si usano metafore e similitudini come: fare il Grillo Parlante, finire nel Paese dei Balocchi, essere il Gatto e la Volpe, avere il naso come Pinocchio ben intendendo il significato più esteso che esse contengono. Sarebbe invece singolare se Santena, avendo un’opportunità, scegliesse, nascoste sotto un debole pedagogismo indecisionista, nomi tipo Peppa Pig, Ben Ten, Pokemon, Heidi, Violetta che vanno bene dappertutto, un po’ meno nella città che punta a rappresentare in Piemonte e in Italia il processo culminato nell’Unità d’Italia. Se poi si vuole estendere il campo basta ricorrere ai fratelli Grimm, rivoluzionari liberali tedeschi, autori di Cenerentola, Hansel e Gretel, Biancaneve e Cappuccetto rosso: fiabe ottocentesche immortali che collegano le generazioni di oggi con quelle di ieri.

Gino Anchisi
Da Santena la Città di Camillo Cavour, 11 gennaio 2015

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