Santena e i due giornalisti processati in Vaticano

Santena – 23 dicembre 2015 – I paradossi del potere temporale visti dalla città di Camillo Cavour. In ballo c’è la libertà di opinione e di stampa. Dai tempi delle scomuniche per le leggi Siccardi, del processo a Padre Giacomo Marocco da Poirino, di Porta Pia, del Concordato del ’29, del Concilio Vaticano II e dei referendum su divorzio e aborto, Santena non era tirata in ballo per i rapporti tra Stato e Chiesa.

ViaCrucis_.Avarizia

La vicenda sembra provenire da un paese islamico piuttosto che dal cuore dell’universalismo cristiano. Gianluigi Nuzzi – Via Crucis, Chiarelettere editore – e Emiliano Fittipaldi – Avarizia, editore Feltrinelli – sono processati dal Tribunale Vaticano per aver pubblicato notizie riservate su misfatti compiuti all’ombra di San Pietro da laici e clerici infedeli. La pena prevista, in caso di colpevolezza, va da 4 a 8 anni.

In tempi non sospetti Cavour aveva già denunciato i rischi di un malinteso temporalismo. Il 25 marzo 1861 in un discorso alla Camera, su Roma capitale, disse ”Io ho avuto l’onore di conoscere parecchi dei più distinti uomini di stato della (Turchia)…. eppure finora l’opera loro è rimasta quasi sterile; e perché o Signori? Perché a Costantinopoli, come a Roma, il potere spirituale e temporale sono confusi nelle stesse mani”, “.. è evidente che il potere temporale non è garanzia di indipendenza per il Pontefice”.

E’ noto che Cavour, sostenendo la separazione dei poteri e affermando il principio di “Libera Chiesa in libero Stato” cercò di liberare il Papa dal peso del potere temporale che ne minava e ne mina l’autorità spirituale. Indicazione raccolta dopo un secolo dal Concilio Vaticano II, ma non ancora applicata, almeno per quanto riguarda la libertà di informazione.

Così oggi, uno stato estero, il Vaticano, governato da un monarca assoluto, il cui potere discende direttamente dallo Spirito Santo giudica due giornalisti stranieri, e cioè italiani, per aver divulgato notizie uscite dalle stanze della Santa Sede, riguardanti l’uso disinvolto del denaro da parte di alti prelati della Curia. Con questo assurdo processo il più santo degli Stati si è infilato in una situazione kafkiana da cui non è facile uscire. Vuoi perché l’accusa di pubblicazione di notizie riservate non è degna di un Paese civile, vuoi perché Fittipaldi e Nuzzi hanno semplicemente fatto il loro dovere informando l’opinione pubblica, quella italiana, interessata dall’8 per mille e quella mondiale, coinvolta dall’obolo di San Pietro.

Nessuno può negare che la Città del Vaticano, in quanto Stato sovrano, debba esercitare il suo potere sui suoi sudditi. Nessuno contesta che la Chiesa cattolica possa esercitare il suo potere spirituale su tutti i fedeli, a qualunque Stato appartengano. Qui però la fede non c’entra. Ci mancherebbe che i due giornalisti italiani, che non hanno di che pentirsi perché hanno fatto il loro sacrosanto lavoro, siano condannati per aver dato informazioni che riguardano i cittadini italiani e di altri Stati.

Nell’attesa della sentenza Camillo Cavour si rivolta nella tomba. Anche molti credenti e non credenti sono confusi dalla contraddizione del buon senso. C’è da augurarsi che Papa Francesco e la Chiesa riescano ad attuare, insieme alle riforme in programma, quel neo temporalismo intuito dai Padri conciliari, unico antidoto contro anacronistici paradossi.
Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 23 dicembre 2015

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