Santena dal Villafranchiano all’aratro Sambuy. Puntata 300

SANTENA – 13 febbraio 2022 – L’aratro ha segnato la storia del Risorgimento. Il Pianalto, il Chierese e il Carmagnolese dalla preistoria a oggi sempre in continua evoluzione. L’innovazione in agricoltura ha trainato la meccanica, la chimica, la biologia, la logistica, l’infrastrutturazione, l’alimentare, l’industria, la sanità, il turismo, il benessere e lo stato sociale.

Santena è posata.

Immagine tratta da “Cavour agricoltore e socio dell’Accademia di Agricoltura di Torino”, di Pietro Piccarolo, presidente dell’Accademia di Agricoltura di Torino

Distesa sulla terra sabbiosa lavorata dagli alpini Paleo Po e Paleo Tanaro, milioni di anni fa.  Allora i due fiumi deviavano su Santena, Poirino, Villanova. Diretti all’Astigiano e al mare. Scorrendo in direzione ovest-est formavano un’area acquitrinosa, una sorta di Jurassic Park, abitata da animali preistorici. Il Pianalto che oggi conosciamo non esisteva.

Poi un potente terremoto sollevò la crosta terrestre. Villafranca d’Asti sprofondò, spingendo in alto Villanova. Chi percorre l’autostrada Torino-Piacenza tra le due cittadine, può notare quanto alto sia il dislivello. Uno stacco storico che contraddistingue un’era geologica, la Villafranchiana.  Quello sbalzo nell’Ottocento, ha stimolato l’innovazione meccanica delle prime locomotive ferroviarie lungo la costruenda linea Torino-Genova (1848-1853). La linea esempio delle capacità del santenese Camillo Cavour e dei suoi contemporanei. Macchine speciali capaci di superare pendenze fino allora mai affrontate. Realizzate da Richard Stephenson. Chiamate “Mastodonte” in omaggio agli scheletri di animali –fino allora ignorati e riabilitati dall’evoluzionismo– affiorati a Dusino San Michele durante i lavori di massicciata. Dopo quel sisma nulla fu più come prima.

Il Po inaugurò l’attuale percorso che aggira a nord la collina di Torino per raggiungere Chivasso. Nacque il Pianalto, un bacino idrografico straordinario le cui acque, ormai non alpine, confluiscono nella Banna che però scorre da Est a Ovest.

Santena è innovativa.

Iniziava la sua storia più recente. Legata al cambio di pendenza che ha modellato quello che oggi è conosciuto come il Bacino della Banna.  Un fiume speciale. Formato nel tempo dallo scorrere di piogge che hanno scavato un passaggio tra le argille e le antiche sabbie depositate dai paleo fiumi. Sabbie facili da arare in cui crescono superbi germogli d’asparago e succulenti ortaggi. Santena è l’imbuto della Banna. Torrente solo apparentemente mite. Capace di devastanti inondazioni.  Il più importante, l’affluente di destra Po della Provincia di Torino, con il Tepice, lo Stellone e i torrenti Carmagnolesi forma un bacino idrografico straordinario in cui prospera una produzione di cibi e di alimenti che nutrono Torino e il Piemonte con prodotti agroalimentari sani, freschi e genuini. Non è dunque un caso se nelle terre del Pianalto, del Chierese e del Carmagnolese nell’Ottocento è nata l’agricoltura moderna, che ha innovato la produzione di agroalimenti per una popolazione in rapido aumento.

Emilio Balbo Bertone di Sambuy

Nel Bacino della Banna Camillo Cavour e i suoi contemporanei sperimentarono la concimazione naturale e chimica. Nuove varietà e moderne tecniche di coltivazione. Incroci di pecore, maiali, bovini per migliorarne le rese. La commercializzazione dei vini e del riso. Altrettanto accadde nella meccanizzazione. Da veri Illuministi, con l’introduzione di macchine nel ciclo di produzione agraria, puntavano ad aumentare la produttività del lavoro e a favorire l’accesso alle istituzioni dei rappresentanti dei nuovi ceti sociali emergenti. Per questo seguivano con attenzione l’uscita di tutti i nuovi macchinari in Europa. Pronti a importarli e ad adattarli alle specificità della pianura Padana, della Toscana e del resto d’Italia. L’articolo “Dall’aratro all’agricoltura 4.0” di Pietro Piccarolo, autorevole membro dell’Accademia dell’Agricoltura di Torino e Vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, fornisce utili indicazioni. Parla dell’opera dell’amico e sodale di Camillo Cavour, l’agronomo Emilio Balbo Bertone di Sambuy (1800-1872). La cui famiglia era ed è ancora proprietaria del Castello e della Tenuta di San Salvà in quel di Santena. Un castello con una grande storia. Circondato dal parco paesaggistico progettato da Xavier Kurten. Di cui fu proprietario Ernesto Balbo Bertone di Sambuy (1837-1909), forse il sindaco più importante Torino. Suo zio Emilio è l’inventore dell’aratro omonimo. Membro dell’Associazione Agraria, seguendo le sperimentazioni dei Georgofili Cosimo Ricolfi e Raffaello Lambruschini, mise a punto, partendo dalla “siloira”, nel 1843 un aratro di metallo, costruito nella sua fabbrica di Lesegno, che ha innovato decisamente l’aratura. Alcuni dati sono significativi. Alla metà Ottocento gli aratri erano principalmente in legno con una punta metallica e lavoravano praticamente in superficie. Per dissodare un terreno alla profondità di 30 centrimetri si doveva ricorrere alla forza dei salariati di vanga. Con i perfezionamenti apportati all’attrezzo dal Sambuy,  Ridolfi e Lambruschini costruirono un aratro che con la sola forza di due buoi arrivava a dissodare fino alla profondità di 38 centimetri. Un risultato enorme, che permise di innalzare la resa delle coltivazioni. Tanto più se raffrontato all’aumento della produttività del lavoro di aratura. I numeri sono significativi. Negli anni dell’unificazione d’Italia, “a parità di condizioni (scrive P. Piccarolo), l’introduzione dell’aratro consentì di ridurre di tredici volte il tempo di esecuzione della lavorazione. Infatti, mentre per effettuare la vangatura di una superficie di poco meno di un quarto di ettaro (2360 metri quadri) occorrevano 10,3 giornate di 10 ore di un uomo, cioé 103 h-uomo, con l’aratura, lavorando sulla stessa superficie, l’operazione veniva ultimata in una sola giornata di 8 ore (103/8 = 12,8). Riferendo i tempi di lavoro a un ettaro di terreno si ottengono valori pari 436 h/ha con la vangatura e a 34 h/ha con l’aratura”.

Santena è sempre in movimento.

Con cotanta storia alle spalle è naturale che il Pianalto, il Chierese e il Carmagnolese siano sempre sollecitati all’innovazione. Così è dai tempi dei Taurini a oggi. Un presente che si confronta ripetutamente con la globalizzazione. Come dimostrano la Caffè Vergnano, comprata al 30% dalla Coca Cola. La logistica territoriale. La presenza del centro di ricerca della Petronas. L’orticoltura specializzata in campo e fuori campo. L’acquisto del 100% della Lenti Prosciutti da parte della Amadori. L’idea di far nascere il Distretto del Cibo della Città Metropolitana Torinese.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 13 febbraio 2022. 

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