Santena. E’ qui la festa dell’Italia unita. Puntata 373

SANTENA – 15 marzo 2024 – Santena e la Legge 222-2012. La Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera non è solo la festività più importante d’Italia ma d’Europa. Perché sostanzia l’apporto propulsivo dato dagli Italiani alla costruzione dell’Unione-Comunità Europea.

Il 17 marzo è la festività più importante per gli Italiani, nativi e immigrati.
Creata, forse, nell’ultimo disperato tentativo di riunirli sotto i valori della Patria. Con l’evidente scopo di superare le divisioni che ci sono state e che permangono rispetto al processo di unificazione. Al 25 aprile e al 1° Maggio, considerate di sinistra, mentre il 4 novembre e il 2 giugno sarebbero di destra. Nonostante siano passati dodici anni la legge 222/2012 fatica a entrare nel vivo del sentimento nazionalpopolare. Dispersa lungo percorsi didattici sulla “Cittadinanza e Costituzione” che stentano a collegarsi con l’informazione e la riflessione sul significato del Risorgimento, dell’Unità statale, dell’Inno di Mameli e del Tricolore, anche alla luce della storia europea. Così come hanno difficoltà a raccordarsi con le istituzioni territoriali.

L’esempio di Santena.
L’esperienza della scuola, delle istituzioni e delle associazioni di Santena, avviata nel 2001, è un buon esempio. Da cui attingere per studiare la storia dell’Ottocento, del Novecento e dei giorni nostri collegandola ai beni culturali e ambientali, alle infrastrutture, alle aziende e ai servizi presenti nel territorio. Alle dinamiche sociali avvenute nella comunità. Alla ricerca delle identità comunitarie orientate alla prospettiva europea e non nazionalista. 
Santena dimostra che il legislatore ha visto giusto affidando alla scuola -dove si educano, e istruiscono le nuove generazioni- la cura della festività più importante d’Italia. Una riconferma del ruolo centrale già abbozzato nella legge Casati del 1859 e poi nella legge 15 luglio 1877 dell’Albese, ministro Michele Coppino. Una legislazione democratica ed egualitaria, frutto del riformismo risorgimentale, ricalcata sulla domanda di istruzione e sull’emersione di nuovi interessi delle categorie sociali cui si ispirava l’azione politica di Cavour e dei suoi contemporanei.
La scuola oggi deve affrontare la riflessione sul processo di unificazione dando ai giovani Italiani gli strumenti per cimentarsi con la globalizzazione, le nuove tecnologie, il cambiamento climatico, i flussi di immigrazione, il bipolarismo USA-CINA. E con le loro ricadute, interne ed esterne, sulle regole di competitività e di condivisione. Sulla produttività e la redditività del lavoro e delle imprese. Sul valore strategico del cibo. Sulla crisi del Cattolicesimo. Sul nuovo ruolo dell’Unione-Comunità Europea. Sulla perdita di posizioni nella gerarchia globale degli Stati. Sul peso del debito italiano nell’Unione Europea e dell’irrisolta questione meridionale permanente da più di 160 anni. 

Giusto puntare sulla scuola.
La scelta di puntare sulla scuola è sensata. Perché prima di tutto vanno superati i troppi preconcetti sugli evidenti vantaggi derivati dall’unificazione della Penisola. A 163 anni di distanza, il malessere verso l’Unità d’Italia è ingiustificabile. Ciò non significa non tener conto degli errori, delle sottovalutazioni e dei soprusi fatti prima, durante e dopo. Non è accettabile però affermare che Garibaldi, Cavour e Vittorio Emanuele e i loro contemporanei abbiano fatto un enorme sbaglio nel volere uno stato unitario nel cuore dell’Europa e del Mediterraneo.

Gino Anchisi
da Santena, la città di Camillo Cavour, 15 marzo 2024