Santena, Premio Cavour 2011, il messaggio di Carlo Azeglio Ciampi

Santena –  28 settembre 2011 – Di seguito, il testo del messaggio, rivolto dal già presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, in occasione del conferimento del V° Premio Cavour, alla memoria di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, avvenuto in città lo scorso 20 settembre.

Messaggio in occasione del conferimento

del V° Premio Cavour alla memoria

di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica

Quando, nel settembre 2007, mi fu conferito il “Premio Cavour”, allora assegnato per la prima volta, provai sentimenti ed emozioni ancora vivi nella mia memoria, che si rinnovano tutte le volte che il pensiero ritorna al viaggio a Santena, all’accoglienza spontanea e affettuosa che vi ho ricevuto, alla visita alla tomba di Cavour.

Le motivazioni del Premio ebbero, in particolare, un forte effetto di coinvolgimento personale: esse richiamavano ideali e principi che sono gli stessi ai quali sono stato formato in gioventù e a cui ho sempre ispirato scelte e comportamenti durante tutta la mia vita al servizio delle istituzioni, in particolare nel settennato da Presidente della Repubblica: l’amor di Patria, il senso dello Stato e delle istituzioni, la necessità di una comune Casa europea.

Dopo la tragedia della guerra ho sentito quegli ideali, e con me la maggior parte degli italiani, come elementi fondanti per la rinascita del Paese.

Tali valori sono oggi il riferimento essenziale della cultura e dell’identità del Paese, ne incarnano, anzi, il tratto più significativo.

Dell’attualità di questo inalienabile patrimonio ideale, della quale sono da sempre fortemente convinto, il Premio Cavour è testimonianza autorevole e significativa.

Conservo nel mio studio in Senato il Premio che allora mi fu assegnato, una riproduzione dei particolarissimi occhiali che portava il grande statista: spesso lo sguardo si volge all’astuccio che contiene quegli occhiali, una specie di abitudine che precede e insieme sollecita riflessioni e ricordi.

L’assegnazione del premio Cavour, e le motivazioni che vi stanno alla base, hanno suscitato in me non solo gratitudine per l’alto significato del riconoscimento, rivolto essenzialmente alla mia attività al servizio delle istituzioni, ma anche sentimenti ed emozioni più intimi, legati alla mia esperienza personale di vita.

Come ebbi a dire nel breve discorso di ringraziamento pronunciato in occasione del conferimento del Premio, sentirmi in qualche modo associato al nome di Cavour ha risvegliato emozioni antiche, come quelle, comuni credo a molti di noi, provate sui banchi di scuola, al tempo dei primi incontro con le vicende risorgimentali.

Da ragazzi, ci avvicinavamo a quella storia come all’epopea della nostra unità nazionale e dell’indipendenza dalla dominazione straniera; ci appariva un racconto di idealità, di passioni e anche di avventure che, insieme con le letture di quella stagione della vita – da Cuore e Ettore Fieramosca – accendeva la nostra fantasia di adolescenti e infiammava il nostro animo di sentimenti generosi.

E’ per questo forse che, contravvenendo alla regola, sempre seguita nei passaggi  da una istituzione all’altra, di non portare con me cose e oggetti, al di fuori di quelli strettamente personali, ho fatto eccezione per la copia di una lettera inviata da Cavour al Marchese d’Azeglio. Quella lettera, oggi appesa a una parete del mio studio al Senato, è datata 17 marzo 1861. Come in passato, mi capita, guardandola, di ripeterne mentalmente un passaggio: Dès ce jour, l’Italie affirme hautement en face du monde sa propre existence.

La scabra solennità di questo annuncio ha sempre suscitato in me un’emozione che conserva un po’ della forza ingenua dei sentimenti giovanili.

Quei sentimenti hanno nel tempo trovato sostanza intellettuale e fondamento critico negli studi successivi, che ho avuto la fortuna di condurre sotto la guida di Maestri in grado di offrire alla mia coscienza in formazione la bussola per orientare le scelte di vita, sul piano etico, culturale, professionale.

Ma sullo sfondo di queste scelte ci sono sempre sentimenti ed emozioni che vengono dal profondo del mio animo, gli stessi che il conferimento del Premio Cavour mi ha felicemente riportato alla memoria.

Un rinnovato grazie, quindi, e un vivo apprezzamento per la testimonianza ideale che il Premio continua a dare, con scelte che, come quella di oggi, che conferisce il Premio alla memoria di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, ucciso dalla criminalità organizzata nel settembre 2010, aiutano a ritrovare il senso dei valori del Risorgimento nazionale nell’impegno quotidiano al servizio delle istituzioni della Repubblica, anche a costo del sacrificio della vita.

Carlo Azeglio Ciampi

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Naturalmente, le immagini si riferiscono a settembre 2007

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