Assemblea Ages, l'intervento di Stefano Mianulli

SANTENA – 9 novembre 2008 – L’assemblea pubblica davanti all’Ages si è chiusa con gli interventi di Stefano Mianulli, della segreteria provinciale Uil, e con le parole di Gerardo di Martino della Rsu.

Di seguito l’intervento di Stefano Mianulli, della segreteria provinciale della Uil.
Il mio intervento dovrebbe essere quello conclusivo di questa manifestazione che vede i lavoratori, come dire, in lotta a fronte di un pesante sacrificio.  Un sacrificio che si trascina da tempo, visto il perdurare e la quantità della cassa integrazione che in questi anni ha penalizzato gli stipendi. Un sacrificio che deriva anche dal fatto di essere qui oggi, tutti quanti senza salario, senza cassa integrazione, senza possibilità, come dire, di fuoriuscire da questa situazione che si è fatta sempre più grave. I lavoratori sono qui per esercitare il loro diritto al lavoro. Per esercitare anche una responsabilità, perché l’avere chiamato a questa manifestazione le autorità della zona ha anche il senso di sollecitare un intervento che mantenga viva questa fabbrica che ha una validità economica e sociale per l’intero territorio. Non è solo un problema personale di ciascuno dei lavoratori e delle loro famiglie. Quello che ha fatto scaturire la fermata dell’attività è stata solo una scintilla, la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Si tratta del fatto cioè che non è stato versato il 30 per cento del salario del mese di ottobre. Badate bene, un 30 per cento trattenuto sulla busta già ridotta per la cassa integrazione. Quindi chi era già penalizzato ha subito una ulteriore penalizzazione.


E tuttavia noi crediamo che se verrà rimessa in piedi, questa azienda possa ancora avere un futuro, perché ha delle connotazioni di validità dal punto di vista industriale, dal punto di vista della capacità dei lavoratori sotto l’aspetto professionale, della presenza e dell’impegno. Quello che manca a questa fabbrica è una direzione da parte della proprietà  dell’azienda. Io voglio dare due dati, proprio perché siamo qui per non farla fallire questa azienda, ma siamo qui anche  a dire che serve una presa di coscienza non solo da parte dei lavoratori. Serve una presa di coscienza da parte di tutti altrimenti il percorso verso il fallimento diventa una cosa obbligata. Perché questa azienda qualche anno fa riusciva ancora, nonostante le difficoltà ereditate dalla vecchia Continental, dalla vecchia Contitech, riusciva ancor a produrre un fatturato e quindi aveva una buona produttività, un valore economico che assommava ad una settantina di milioni di euro l’anno. Oggi a fronte di un fatturato che è sceso a precipizio, per il 2008, si prevede che questa azienda fatturi non più di trenta milioni di euro. Ecco se questo è il trend, è inevitabile che se non interviene una svolta il vero finale è il fallimento.
Sinora la gestione è stata fallimentare. Fallimentare al punto che non si è potuto sviluppare neanche, come dire,  una alternativa produttiva. Oggi questa azienda è legata, mani e piedi, a Fiat e forse Fiat la condiziona pesantemente anche su altri versanti. Questa azienda non è in grado di ottenere nuove forniture per sviluppare la produzione anche su nuovi prodotti. E’ un’azienda che appare bruciata, come tante. E, soprattutto, non è in grado di sviluppare altre produzioni verso altri clienti che non siano solo Fiat. Non perché mancassero le idee, non perché mancassero le tecnologie, non perché mancassero opportunità di mercato, ma perché, a fronte di eventuali miglioramenti iniziative e sviluppi non c’è una solidarietà finanziaria. Questa azienda si è ridotta al punto di non poter pagare la totalità del salario. Si è ridotta al punto di sottrarre ai lavoratori quello che è un pezzo del loro salario. Non ha versato parte dei contributi per i fondi pensione, come non ha versato il quinto della busta paga che trattiene ai lavoratori. Queste sono cose oscene che noi, per la nostra esperienza, non abbiamo registrato in nessun altra azienda dei settori che noi seguiamo.
E tuttavia bisogna dire che questa proprietà, che denuncia carenza di liquidità, come fa contemporaneamente a lasciare senza salario i lavoratori di Santena e aprire, come ha fatto negli ultimi tempi,  altre due nuove realtà industriali in Italia, una a Caserta e una a Vibo Valentia. Questo significa che, a prescindere dall’assetto societario di Ages, ci può essere uno sforzo e la via perché il problema della liquidità venga risolto dalla proprietà. Trovi le risorse per rimettere in piedi l’Ages e per sostenere una attività produttiva così importante in questo territorio. Perché se non le trova è ovvio che, su iniziativa del sindacato e dei lavoratori, si attiveranno altri percorsi per mettere questa azienda sotto tutela allo scopo di non farla chiudere.
Io credo di avere aggiunto poco a quando già abbondantemente è stato già detto finora. Questa manifestazione finisce qui e prosegue con l’intrattenimento offerto dai giovani che suoneranno e, per quanto possibile,  allieteranno questa serata. Mi compete solo l’obbligo di ringraziare tutti gli intervenuti, a cominciare dai lavoratori e dalle loro famiglie, gli ex lavoratori qui presenti. Intendo ringraziare i sindaci e gli altri amministratori che sono intervenuti al microfono portando solidarietà. Ma i lavoratori dell’Ages oggi  non chiedono solo solidarietà, chiedono un impegno vero, affinché ci siano dei fatti in rapporto alle iniziative che si potranno intraprendere nei confronti di tutti i soggetti in grado di aiutare questa azienda. Ringraziamo anche l’autorità religiosa, il parroco di Santena. Un grazie anche a Donata Canta per il quadro che ci ha fatto anche per il complesso della situazione produttiva occupazionale dell’intera Provincia di Torino. Ringrazio ancora e buona sera a tutti.


L’ultima parola è toccata a Gerardo di Martino: “Mi pare che possiamo anche concludere qui; i ringraziamenti sono già stati fatti. Un grazie a tutti voi arriva naturalmente dalle Rsu di tutta l’Ages: grazie a tutti voi di essere venuti”.

Poi Gerardo si è rivolto ai lavoratori: “E’ chiaro che, vista l’attuale situazione, stare a casa non serve a niente: la cassa integrazione non c’è. Pertanto il posto di lavoro si difende a partire da questa postazione.  Si difende davanti ai cancelli. A partire da domattina continueremo le azioni di lotta: vi prego di essere tutti qua, in modo che debbano essere sempre le stesse persone a stare davanti ai cancelli. Rivolgo un ringraziamento ai giovani che, con la loro musica, con la loro arte, finita l’assemblea ci intratterranno.  Ricordo che venderanno anche le bibite e i panini; il ricavato lo gireranno alla Rsu per fare in maniera che, già a partire da subito, si possano affrontare i casi più delicati”.

Gerardo ha concluso così: “Voglio ancora ricordare che continueremo a raccogliere l’ultima busta paga, quella di ottobre, quella con il pagamento del 70 per cento, così come raccoglieremo anche l’estratto del Fondi gomma. Tutto sarà consegnato agli avvocati che stanno preparando la pratica per la richiesta del commissariamento. Detto questo, diamo largo ai giovani. Grazie a tutti. E buona serata”.

Dopo un’ora e venti di interventi l’assemblea si è chiusa e sul palco sono saliti i Trulleri, il primo di una decina di gruppi che hanno dato vita al “Concerto ai cancelli”, organizzato dai giovani santenesi che fanno riferimento all’Areakani. Il concerto ha visto salire sul palco numerosi gruppi, fra cui: Adrenocore, Arroganza, Calamita, Dpst, Gavroche, Malibu Stacey, Radio Brixton, S-contro.